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Il ponte di Genova da Morandi a Piano, un miracolo esecutivo o un banale errore di progettazione?

Il progetto di Renzo Piano del nuovo viadotto di Genova sortì come il classico coniglio dal cilindro, poco dopo il crollo e anche per questo esprimemmo le nostre riserve su queste pagine, già nel settembre 2018.

Non ci spiegavamo come potesse essere data per scontata la demolizione del ponte di Morandi, che era una meraviglia ingegneristica del XX secolo, che rivestiva un forte ruolo urbanistico, caratterizzava il paesaggio ed era testimonianza della capacità innovativa ed esecutiva dell’Italia, nella stagione della sua affermazione internazionale tra i paesi sviluppati.

Ma nel momento del disastro si verificò una grande confusione e la legittima carica emotiva dell’opinione pubblica portò a rendere l’incolpevole ponte di Morandi, simbolo di quella cattiva amministrazione e trascuratezza, che ci perseguitano da troppo tempo.

Inoltre, vedemmo come un pericolo il fatto che il progetto di fattibilità fosse stato donato. Il dono ha impedito un concorso di progettazione e quindi l’acquisizione di un’idea geniale come lo fu l’opera sostituita, ma soprattutto ha contribuito a radicare nella mentalità degli italiani, la convinzione che il progetto non ha un valore venale e con esso tutta l’attività intellettuale ed artistica.

Una convinzione che ha ancora rovinose ricadute sui compensi dell’attività di tutti i giorni degli architetti e degli ingegneri, ma anche degli artisti in generale.

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